19 gen 2017

La mia Prima Boutique


Se ne vanno pezzi di vita, legati fra loro da fragili anelli fatti di ricordi.
Era la fine degli anni '60, e quella che ai più sembrava il capriccio di una ragazza, viziata ed abituata ad avere tutto,si rivelò una scelta di vita e una passione che ancora dura.
Osteggiata in un primo momento dai miei che reputavano non consono al nostro ambiente l'essere commerciante, ma accontentata da una madre,
Old family photo
che, pur essendo parsimoniosa era abituata al meglio; disse: "Bene, vuoi aprire una boutique?, allora fallo nel miglior dei modi e con una sicurezza alle spalle che ti consenta di ottemperare agli impegni per tre stagioni, dopo di che se non va chiudi e usi la tua laurea."

Ci recammo a Catania, il meglio del design moderno, l'innovazione e la qualità  allora si chiamavano Tito D'Emilio, lui in persona mi consigliò il tipo di mobili, mi fece uno schema di un controsoffitto a travi,  nuovo e innovativo e insistette per una alta moquette nera.
Siamo a negli anni '60, la cosa ci parve troppo
azzardata e così il compromesso fu "negozio bianco e un caldo marrone".
Lui pensò a tutto, e mi ritrovai l'angolo conversazione, ai tempi una grande novità, con quattro poltrone di pelle bianca. Tutto era firmatissimo da quella scuola di architetti milanesi, che ancora oggi sono grande fonte di ispirazione.
Porta ombrelli, posaceneri, portacarte da scrittoio e nell'angolo la lampada spirale che ancora oggi è in vita in camera di mio figlio.
Di questo signore bello e distinto ricordo la gentilezza e la modestia nel dire, "tutto è così bello, per il gusto della ragazza, ma anche lavorare e creare senza budget è il massimo del piacere".
Adesso se ne è andato, lasciando un ricordo di professionalità, diligenza, signorilità. Da parte mia grande ammirazione, lui ha innescato un meccanismo di amore per il nuovo ed il bello che ancora dura.