17 ago 2017

La fiaba di internet


Era il 2004 quando cominciai a frequentare il web,prima navigavo in office, solcavo onde per magazzino, fornitori, clienti, acquisti, vendite, e tutto il resto era sconosciuto e lontano.
Ero rientrata da un luogo che più che distendermi mi stava stendendo, e avevo voluto avvicinarmi alle radici e alla cappella, così, in caso di bisogno, anche "stesa", la mia pigrizia non avrebbe subito scomodi e lunghi tragitti ^_*.
Da allora ho sostituito questo giocattolo più di tre volte, comprato un portatile che tengo in camera da letto e lo smart, che mi consente di stare in rete h24. Ogni volta archiviavo, conservavo e ripartivo, intanto io cambiavo e cambiava anche il web.
Nascevano siti nuovi e mutava il tipo di comunicazione.
La ricerca di quanto sparito ultimamente, mi ha portato a scavare nell'animo di questa scatola, luoghi che erano archiviati e dimenticati.
Erano tempi in cui aprendo il pc, in automatico ero presente in msn, icq, in skype, e in myspace, ero avida, e curiosa, aperta ad ogni contatto.
Moltissimi finivano in lista nera dopo la prima battuta , con migliaia di altri si aveva un legame di "amici" che a volte scemava da solo dopo i primi sterili dialoghi, con altri è rimasto un legame duraturo e con pochi, adesso, amici anche nella vita reale. Poi c'erano le cast, dopo cena si andava in skype, dove chiunque poteva prenotare una stanza scegliendo un argomento, e passavano le notti in discussioni su costumi, società, sentimenti  in molti ci ritrovavamo conoscenti, ma c'erano anche i disturbatori, i troll, e quelli che il moderatore e titolare era costretto a mettere fuori dalla stanza.
Poco tempo fa avevo scritto un post ROSPI IN CHAT, che come altri non trovo più, era nato dal ricordo di un bellissimo libro sulla chat di Maria Rita Bovi, vecchia amica web,che allora abitava a Malaga, sempre in contatto e giorni fa mi inviava:

Grazie cara!
non so se hai letto questo articolo - tu sei stata in parte l´ispirazione per una prossima vita in Sicilia http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/01/londra-alicante-e-stoccolma-e-di-nuovo-londra-ma-mia-vecchiaia-vedo-in-sicilia/642044/

Sono troppe le cose che vorrei dire, e tante scaturite da contatti di cui non ricordo nulla, chi erano, che età avessero, dove abitavano, ma esistono qui, in questa scatoletta, e ciò che ho conservato è qualcosa che ha lasciato bellezza.
Segue una favola inviatami e questa è la realtà del web. ricordo le lunghe chat, lo scambio di racconti esperienze , le grandi risate, l'attesa per il gradevole appuntamento al pc, ma non so chi sia Valerio, e fra i vecchi contatti di space e messenger vi sono sette ragazzi con questo nome.


 C'era una volta una bimba molto intelligente e curiosa. 
La sera sognava di ballare e di essere una stella del teatro. 
Aveva un amico immaginario, che chiamava Dido, un gattone rosso striato, che la sera l'aiutava a dormire, facendo le fusa e dandole preziosi consigli su come affrontare le vicissitudini della vita. 
A scuola era dura, una bimba così carina agita il cuore di chi non ha la sua bellezza e talento. Così le compagne la mettevano all'angolo e a forza di pettegolezzi, anche i maschietti iniziarono a snobbarla. 
Quando il futuro nasconde una promessa il presente può essere crudele e invidioso, ma una bimba non può guardare lontano e trovare conforto. 
Allora c'era Dido, che ogni giorno diventava più reale e affettuoso. 
I suoi occhi erano pieni di ammirazione quando seguivano gli esercizi della bimba, la vedeva volare come una farfalla senza peso e capiva quanta dedizione si nascondesse dietro l'apparente facilità d'esecuzione. 
Ogni giorno Dido sentiva il suo corpo prendere forma, peso e spessore. Era l'amore della sua padroncina che nutriva la sua sostanza di sogno, trasformandola in materia. 
Mancava qualcosa, per superare la barriera della fantasia, ma Dido non sapeva ancora cosa, fino al giorno che vide la bimba tornare a casa distrutta e in lacrime. 
A scuola si era presentata una selezionatrice per l'accademia di danza classica e la bimba era andata all'audizione, dopo settimane di duro lavoro. Tutti gli astanti erano rimasti a bocca aperta nel vedere disegnare figure trasparenti come acqua pura, sul parquet della palestra. 
Ma la selezionatrice non aveva battuto ciglio e aveva scelto un'altra bimba, sebbene fosse di molto inferiore alla nostra eroina. 
La bimba non sapeva quali tattiche e raccomandazioni si nascondevano dietro quel rifiuto. Non è facile per un adulto essere estromesso per questioni di potere, ma per lei era un disastro irreparabile, un vero annullamento. 
Dido non l'aveva mai vista soffrire così tanto, non si dava pace, incapace di aiutarla sul serio, parlarle, spiegare che la figlia di un politico, anche se priva di ogni talento, ha dei privilegi, ma è il talento a nutrire l'arte. 
Alla fine capì: non poteva entrare nel mondo fisico della sua amica, perché una danzatrice racconta il sogno di un fiore a primavera, sfida gravità e struttura ossea per dipingere quanto il corpo degli altri neanche immagina. 
Era la bimba a dover entrare nel suo mondo di sogno, per aprire gli occhi alla verità e acquisire quella fiducia che sola ci aiuta nei momenti di sconforto. 
Dido si concentrò, penetrando le lacrime dell'amica e scorrendo lungo i loro fiumi di dolore. Risorse nel cuore di lei e diffuse un sorriso a cui la piccola non si poté sottrarre, stupefatta da quella misteriosa onda di gioia. 
Aprì gli occhi e non c'era più la sua stanza attorno, ma un'incredibile città, fatta di giardini, piccoli corsi d'acqua e alte torri dal profilo orientale. 
Accanto le stava Dido e la guardava come può solo un gatto che ama. 
«Dove siamo?», chiese.
«Dentro il tuo cuore», rispose il gatto. 
«Ma... la mia stanza?» 
No, non doveva pensare alla sua stanza, doveva guardare quelle creature trasparenti che volavano da una torre all'altra, posandosi sui fiori come api e tuffandosi nelle acque come gabbiani. 
La forma dei loro corpi era umana, ma la consistenza era pari a quella di certi animali che si trovano nelle profondità del mare: bolle di vetro colorato, morbidi al tatto, flessuose quanto forti. 
Fu allora che le creature, prima impegnate in acrobazie solitarie, si riunirono come uno stormo di rondini e formarono una corona davanti i suoi occhi. 
Il Sole, da dietro, trapassava la loro sostanza e formava un arcobaleno come la Terra non ha mai visto. 
Si fece avanti una creatura, la più delicata, percorsa dai riflessi di mille colori, gli occhi animati da una luce che la bimba, all'inizio, faticò a sostenere. 
Non disse nulla, distese la mano e, d'improvviso, la bimba si trovò a volare e a eseguire i movimenti più arditi, senza alcuno sforzo fisico o psichico. 
Le altre creature si unirono a lei in una danza incessante, pervasi dalla luce e resi ebbri da un fiume di musica che sgorgava dai loro corpi eterei e andava verso le cupole delle torri. 
Queste entravano in risonanza e producevano armonici tali da scuotere l'animo di un uomo stanco di vivere e lanciarlo in un tango sensuale e appassionato. 
Il pensiero del gatto passò nell'anima della bimba che si rese conto di aver penetrato l'essenza stessa dell'arte: trasformare il gesto in moto spirituale, trascendere il corpo e dare figura al sogno di un dio addormentato su un prato verde, illuminato da milioni di gocce di rugiada. 
Ora era tempo di concludere il viaggio, restava un solo adempimento. 
Volando la bimba chiuse gli occhi e, appena aperti, si trovò in un luogo diverso. 
Era una grotta illuminata da un grande fuoco posto al suo centro, i riflessi andavano a colpire diamanti e altri minerali dai colori accessi. 
Tutto l'ambiente era una tempesta di colore, roccia in fiamme, fumo agitato da spiriti che non conoscono il riposo. 
Non c'era da aver paura, la bimba, guardando negli occhi Dido, capì che si trattava di presenze sovrannaturali, ma amichevoli. 
Erano i custodi di quella forza alla quale abbiamo dato il nome di Vita, che solo una danza incessante può rappresentare. 
Stupefatta dal luogo e dai suoi abitanti, la bimba si accorse a stento di una figura femminile, assisa su un trono in un angolo della grotta. 
Non poté più distogliere lo sguardo da quella donna, maestosa, la pelle nerissima. La luce dei suoi occhi vinceva qualsiasi diamante e cambiava colore di continuo. 
La donna sorrise, in modo quasi impercettibile, ma tale da trasmettere un senso infinito di sicurezza alla bimba. 
Non c'era più traccia di dolore o frustrazione in lei, l'insuccesso di poche ore prima appariva vuoto di ogni significato. 
La donna, giovane e antica assieme, fece un breve cenno con la fronte e chiamò a sé i due visitatori. Il gatto e la bimba si avvicinarono. L'antica custode di ogni mistero, immerse le mani in un vaso colmo di acqua color miele e carezzò a lungo il volto della bimba. 
Durò tutto un attimo: il tempo, per la madre della piccola danzatrice, di cedere alla tentazione e correre a consolare la bimba, incapace a sopportarne il pianto. 
Si aspettava una scena di dolore, ma si dovette ricredere: la bimba volteggiava impegnata in esercizi da mozzare il fiato, con un'ombra d'incanto a volare sui suoi occhi. 
Sul letto giaceva sornione un grosso gatto rosso.
Notte VALERIO

10 commenti:

  1. Che bella la storia di Dido e la bimba.Quindi sono quasi dieci anni che conosci il pc.Certo che in dieci anni ne sono passate di persone.E come nella vita reale,c'è qualcuno che rimane più presente.Io non sapevo neanche accendere il pc e poi con l'aiuto di mio figlio mi son ritrovata qui e ci sono da quasi tre anni.E non avrei immaginato che dentro questa scatola avrei trovato tanta poesia,sentimento.Stavo per chiudere il pc,quindi ti dò la buonanotte,baci,Rosetta

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  2. Rosetta cara, buona notte a te e grazie di esserci sempre, affettuosa romantica e anica costante. un sorriso

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  3. Gingi è da pochi anni che mi sono avvicinata al mondo blogger però condivido i tuoi pensieri....a me il blog mi ha aiutata ad esterne le mie emozioni e ringrazio te e tutti coloro che mi dimostrano il loro affetto aiutandomi a crescere con critiche costruttive mentre ci sono anche persone invidiose ....ma "quelle" li lascio nel loro brodo!!!

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  4. Simona carissima, io purtroppo finirò in manicomio per manie di grandezza ;-), poichè ho molta autostima di me, con tutti i miliardi di difetti che ho, e con le mie passioni che mi rendono incostante, ma l'invidia è un sentimento che non comprendo e reputo che nessuno sia degno di questo sentimento da parte mia. Questo è un mezzo stupendo, che ognuno di noi usa con l'educazione con il rispetto e la propria cultura, e ricordati i greci, nostri padri formativi, dicevano "datemi una maschera e vi dirò chi sono.ecco perchè, gente che nella vita reale, con il timore di perderci la faccia, si presenta come persona seria, professionista corretto, casalinga ligia, convinti della maschera del virtuale, svelano immediatamente la loro intima natura, che spesso ha disagi, e spesso anche turbe psichiche e di altro tipo..
    Questo tanto per commentare, poichè negli anni, si rimane vicini a chi ha un medesimo sentire e i nostri blog e contatti ne sono la prova.
    Ti auguro un fine settimana gioioso e, sopratutto, come desidera il tuo cuire
    Un abbraccio

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  5. Le tue storie sono uniche e rispecchiano fedelmente la tua natura.
    Anche per questo io dico che Gingi è bellissima.
    Ciao.

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    1. Anche i tuoi post sono da commentare e fanno pensare, ma è meglio evitare, le tue vestali non mi risparmiano da te, ma neanche qui, obbligata a cancellare commenti assurdi.
      E che dire... anche tu sei bellissimo.
      gingi

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    2. Solo una può offenderti e non è una mia vestale. Se fosse mia l'avrei già venduta.
      Mi dispiace Gingi.
      Ciao.

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    3. Non dispiacerti, a me non interessa, non voglio essere io la causa di sporcare il tuo spazio. Ma forse dovresti fare attenzione a quanto scritto da più di una. non so tu, ma io ho la possibilità di eliminare i commenti che mancano di rispetto sopratutto ai miei ospiti.

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